"L'esemplare" oscilla fra l'ordinario e lo straordinario
Questa mattina Nerina e Riccardo, su Facebook, ricordano "Il 26 agosto di 15 anni fa quando moriva #EnzoBaldoni — la rete, allora, era qualcosa di diverso. C’era molto amore dentro, e senso di scoperta. La morte di Baldoni fu un dolore grande, è molto smarrimento intorno. Ogni anno, a fine agosto, ricordo lo stupore attonito mio e di Riccardo al rapimento e poi alla morte. Per noi, Baldoni, sopratutto, era uno straordinario e raffinato traduttore. Dal fumetto era nata la scoperta— ci mancano il sorriso e modi come i suoi. Il mondo è proprio un altro...
Nella posta telematica del mattino, quella che agli insonni come me capita di predisporre per gli amici, rintraccio la parola "esemplare". Anche quelli sono amici: sono quelli di "una parola al giorno.it", Giorgio Moretti e Massimo (e Lucia Masetti, Salvatore Congiu, Mauro Aresu e altri collaboratori). "Non siamo un dizionario - dicono - il nostro intento è di pura condivisione divulgativa". Dunque sono amici, solo che non ci conosciamo.
La parola di oggi è "esemplare". Poteva essere "vice-premier", "coglione", "ignorantissimo", "iperleghista", "raccontapalle", "faccia di culo", etc. E invece è "esemplare": è un palese caso di "serendipity". Loro, per gli anglicismi, avrebbero consultato la bravissima Eleonora Mamusa, ma -taglio corto - abbonatemi un "colpo di culo quando trovi senza cercare": il senso più o meno dovrebbe essere questo.
Il web cambia
soprattutto il senso dell’ospitalità. Le comunità telematiche finiscono col
rappresentare la seconda casa – e a volte la prima – dei senza comunità. Questo
succede perché il tempo abitato dagli uomini ha una natura etica e
logica. Non può essere solo cronologico. Una sua tripartizione funzionale ancora utile (quella di
Jacques Lacan che definire psicanalista è un po’ poco) scandisce così: istante
di vedere, tempo per comprendere, momento per concludere. Fine delle
trasmissioni.
Nella posta telematica del mattino, quella che agli insonni come me capita di predisporre per gli amici, rintraccio la parola "esemplare". Anche quelli sono amici: sono quelli di "una parola al giorno.it", Giorgio Moretti e Massimo (e Lucia Masetti, Salvatore Congiu, Mauro Aresu e altri collaboratori). "Non siamo un dizionario - dicono - il nostro intento è di pura condivisione divulgativa". Dunque sono amici, solo che non ci conosciamo.
La parola di oggi è "esemplare". Poteva essere "vice-premier", "coglione", "ignorantissimo", "iperleghista", "raccontapalle", "faccia di culo", etc. E invece è "esemplare": è un palese caso di "serendipity". Loro, per gli anglicismi, avrebbero consultato la bravissima Eleonora Mamusa, ma -taglio corto - abbonatemi un "colpo di culo quando trovi senza cercare": il senso più o meno dovrebbe essere questo.
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e-sem-plà-re
Esemplare
SIGN. Che può servire da esempio; rappresentativo, emblematico; che ricopre un ruolo in maniera eccellente; animale, vegetale o minerale tipico del proprio genere; ciascun elemento di una serie di oggetti; come verbo, trascrivere, comporre ispirandosi a un modello
voci dotte recuperate dal latino exemplar (sostantivo) exemplaris (aggettivo) ed exemplare (verbo), derivate di exemplum 'esempio', che è dal verbo eximere 'mettere da parte', derivato di emere 'acquistare' e da un ex- che indica un tirare fuori.
Le parole che si usano con la maggiore facilità nascondono spesso alcune doppiezze sorprendenti. Nell'esemplare, ad esempio (!), troviamo una meravigliosa coesistenza di ordinario e di straordinario: è un'enantiosemia? Vediamo.
Di base l'esemplare (non una sola parola ma diverse, con valore di aggettivo o sostantivo, ma guardiamo il nocciolo comune) è ciò che può servire da modello, da esempio. Facciamo notare come il collega abbia avuto una prontezza esemplare durante il momento di crisi, il giornale raccoglie storie esemplari di imprenditoria d'avanguardia. Bene, facile.
Ma l'esempio non è solo un modello ideale edificante (o un monito terrificante, pensiamo alla punizione esemplare): può anche essere rappresentativo, emblematico del reale ordinario. Ad esempio ti posso raccontare una storia sull'ospitalità che è esemplare di un certo paese in cui ho viaggiato, o di un caso esemplare di problema burocratico da eliminare. Così l'esemplare-sostantivo ci si presenta come un elemento chiaramente rappresentativo, tipico del suo genere — addirittura di una copia di una serie. Quindi ci imbattiamo in un magnifico cerambice della quercia, e questo francobollo è stato stampato in pochissimi esemplari. Qui non stiamo parlando di modello straordinariamente desiderabile o esecrabile, ma letteralmente di un modello di prodotto (artificiale o naturale: biologico, geologico, artistico e via dicendo).
A seconda del modello che implicitamente o esplicitamente si considera — reale o ideale — l'esemplare oscilla fra l'ordinario e lo straordinario. Il che ci porta a situazioni paradossali, in cui 'uno studente esemplare' e 'un esemplare di studente' ce li figuriamo subito con qualità opposte rispetto allo stesso ruolo, opposte come sanno essere il medio e l'eccellente, e questo vale per il padre esemplare e l'esemplare di padre, e casi analoghi (peraltro la risonanza faunistica contribuisce a inselvatichire l'esemplare).
C'è anche un esemplare-verbo: in filologia, significa 'trascrivere'. Quindi si può parlare di un manoscritto esemplato sulla vulgata di un certo periodo, o di uno esemplato sull'originale autografo. Ma in generale diventa anche un comporre ispirandosi a un modello: il poeta cerca di esemplare una poesia su metri latini, la pittrice di esemplare un dipinto su uno stile art nouveau.
Tutti casi in cui dal grande mucchio della mente — in cui il reale e l'ideale si mescolano — si pescano e mettono religiosamente da parte esempi che, medi o eccellenti, concreti o ispiranti, usiamo per tentare di orientarci nel vero, nel giusto, nel bello.
Testo originale pubblicato su unaparolaalgiorno.it: https://unaparolaalgiorno.it/significato/E/esemplare
SIGN. Che può servire da esempio; rappresentativo, emblematico; che ricopre un ruolo in maniera eccellente; animale, vegetale o minerale tipico del proprio genere; ciascun elemento di una serie di oggetti; come verbo, trascrivere, comporre ispirandosi a un modello
voci dotte recuperate dal latino exemplar (sostantivo) exemplaris (aggettivo) ed exemplare (verbo), derivate di exemplum 'esempio', che è dal verbo eximere 'mettere da parte', derivato di emere 'acquistare' e da un ex- che indica un tirare fuori.
Le parole che si usano con la maggiore facilità nascondono spesso alcune doppiezze sorprendenti. Nell'esemplare, ad esempio (!), troviamo una meravigliosa coesistenza di ordinario e di straordinario: è un'enantiosemia? Vediamo.
Di base l'esemplare (non una sola parola ma diverse, con valore di aggettivo o sostantivo, ma guardiamo il nocciolo comune) è ciò che può servire da modello, da esempio. Facciamo notare come il collega abbia avuto una prontezza esemplare durante il momento di crisi, il giornale raccoglie storie esemplari di imprenditoria d'avanguardia. Bene, facile.
Ma l'esempio non è solo un modello ideale edificante (o un monito terrificante, pensiamo alla punizione esemplare): può anche essere rappresentativo, emblematico del reale ordinario. Ad esempio ti posso raccontare una storia sull'ospitalità che è esemplare di un certo paese in cui ho viaggiato, o di un caso esemplare di problema burocratico da eliminare. Così l'esemplare-sostantivo ci si presenta come un elemento chiaramente rappresentativo, tipico del suo genere — addirittura di una copia di una serie. Quindi ci imbattiamo in un magnifico cerambice della quercia, e questo francobollo è stato stampato in pochissimi esemplari. Qui non stiamo parlando di modello straordinariamente desiderabile o esecrabile, ma letteralmente di un modello di prodotto (artificiale o naturale: biologico, geologico, artistico e via dicendo).
A seconda del modello che implicitamente o esplicitamente si considera — reale o ideale — l'esemplare oscilla fra l'ordinario e lo straordinario. Il che ci porta a situazioni paradossali, in cui 'uno studente esemplare' e 'un esemplare di studente' ce li figuriamo subito con qualità opposte rispetto allo stesso ruolo, opposte come sanno essere il medio e l'eccellente, e questo vale per il padre esemplare e l'esemplare di padre, e casi analoghi (peraltro la risonanza faunistica contribuisce a inselvatichire l'esemplare).
C'è anche un esemplare-verbo: in filologia, significa 'trascrivere'. Quindi si può parlare di un manoscritto esemplato sulla vulgata di un certo periodo, o di uno esemplato sull'originale autografo. Ma in generale diventa anche un comporre ispirandosi a un modello: il poeta cerca di esemplare una poesia su metri latini, la pittrice di esemplare un dipinto su uno stile art nouveau.
Tutti casi in cui dal grande mucchio della mente — in cui il reale e l'ideale si mescolano — si pescano e mettono religiosamente da parte esempi che, medi o eccellenti, concreti o ispiranti, usiamo per tentare di orientarci nel vero, nel giusto, nel bello.
Testo originale pubblicato su unaparolaalgiorno.it: https://unaparolaalgiorno.it/significato/E/esemplare
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L’ultimo
“post” (vale a dire il contributo elettronicamente postato) di Enzo Baldoni, prima della
partenza, è di sabato 24 luglio alle ore 02:53 (ora di Baghdad). Col post delle
10.38 del 13 Agosto gli amici pubblicitari ne ricorderanno la scomparsa sui
principali quotidiani “Ma, a un certo
punto, una luce: una bancarella illuminata, gente che sta mangiando, le fiamme
del kebab. Voglio portarmi via questo pezzetto di vita che rompe il buio della
città (…)”. Si tratta di una precisione temporale che preconizza il lutto. Di solito
quando scriviamo qualcosa, ad esempio una lettera (ma se ne scrivono ancora?) tutt'al più annotiamo il giorno e il mese. Di rado l’anno, mai l’ora. La
precisione, quand'è cartacea, è un disvalore che sa di maniacalità. Oppure
appartiene alla letteratura di genere, quella delle perizie, dei bollettini
medici e dei certificati di decesso. Un dettaglio che sa di dissezione e dunque
di abiezione pornografica.
Nel web
invece acquista un senso diverso. Tutto ha un prima e un dopo, tutto
s’inanella, soprattutto nei blog e nei forum. Tutto è terribilmente
cronologico. Possiamo navigare a ritroso, rivisitare tutte le pagine già
visitate con una funzione hysteron proteron istituzionalizzata non solo
dalla funzione “back” ma da un tasto presente in tutti i “browser” (vale a dire
le interfacce di navigazione) chiamato semplicemente “cronologia”. Realizzazione
concreta di una vecchia annotazione di Simone Weil:”fare della prima lettura un
bastone da cieco. La lettura vera: seconda lettura”. Già prima dell’epoca
telematica è il computer col suo tic tac silenzioso a dare linfa al tempo. Di
ogni file posso sapere la data della creazione, quella dell’ultima modifica e
quella dell’ultimo accesso. Sia i file sia le e-mail possono essere poi
visualizzati per data, dunque anche in modo retrogrado, al fine rendere
giustizia a quelle piccole icone annoiate che sussurrano “clicca su di me” e –
quella a fianco – “clicca su di me”. Tanto “se ti rileggi, non ti troverai”
scrive Joe Bousquet. Segno che le tue parole non hanno comunicato evidentemente
l’impressione di cui ti liberavano. O forse prova provata che scripta volant,
giacché il soggetto del discorso e quello della scrittura non coincidono. Cosa
che fornisce un certo ancoramento non solo all’uso dei nickname e degli
allonimi ma pure rappresenta il sintomo di una incarnata difficoltà: quella a
dire io - come diceva Gadda - il più lurido dei pronomi. Infatti quello scritto
“postato” alle 02.53, come tutti gli altri della sua corrispondenza dall’Iraq,
non è proprio di Baldoni. E’ di Zonker, il nickname, il “nom de plume”, insomma
l’eteronimo fumettaro di Enzo G. Baldoni. Lo si rintraccia in Blogdhad (un
gioco di parole tra “blog”, che di solito è una specie di sito personale aperto
ai commenti degli amici visitatori, di fatto un blob telematico, e “Baghdad”),
all’indirizzo http://bloghdad.splinder.com
Non guasta
riproporlo integralmente. Il titolo - “La terra, il tepore, la morte” – come
suol dirsi è eloquente.
“E' tornato.
E' tornato il momento di partire.
Da un po' di
tempo la solita vocina insistente tra la panza e la coratella mi ripeteva:
"Baghdad! Baghdad! Baghdad!". Ho dovuto cedere.
Come sempre,
quando si prepara un viaggio importante, cominciano a grandinare le
coincidenze. E chissà quanto sono segni e quanto le provochiamo noi.
Ancora una
volta, prima di una partenza, mi sono sdraiato sotto le stelle, nella Romagna
dei miei nonni e della mia infanzia, in cima a Monte Bora, sulla terra notturna
ancora calda del sole di luglio.
La terra,
sotto, mi riscaldava il corpo. La brezza, sopra, lo rinfrescava.
Lucciole,
profumo di fieno tagliato, il canto di milioni di grilli.
E' qui che da
piccolo studiavo spagnolo su un libro trovato in soffitta. E' qui, davanti a un
piatto di tagliatelle, che tre anni fa si è fatta sentire la solita vocina che
ripeteva: "Colombia, Colombia, Colombia!" Si è parlato molto di morte
in questi giorni: della morte serena di Zio Carlo, filosofo e yogi, che forse
sapeva la data del suo trapasso. Guardando il cielo stellato ho pensato che
magari morirò anch'io in Mesopotamia, e che non me ne importa un baffo, tutto
fa parte di un gigantesco divertente minestrone cosmico, e tanto vale affidarsi
al vento, a questa brezza fresca da occidente e al tepore della Terra che mi
riscalda il culo. L'indispensabile culo che, finora, mi ha sempre
accompagnato”.
A chi l’Iraq
invece lo aveva nella testa e nella pancia (Baldoni avrebbe scritto “panza”) ma
i cui viaggi erano immancabilmente mentali - “acquasottoilponte” studente del
corso di laurea in Filosofie e Scienze della Comunicazione e della Conoscenza –
capita di mancare l’appuntamento telematico. Un post pomeridiano e una e-mail
notturna di un tale Cangiullo (nick name che si fa schermo di un futurista
napoletano) lo spronava a cambiare lo pseudonimo, a ribaltarlo in
acquasoprailponte. “ Inserito alle ore 15.25 del
07-12-2003: ”(…) Sali sopra il ponte, camerata. Acqua, cambia il nome di
Nicola! E' un ordine, H2O ! Acquasottoilponte è passatista. Acquasoprailponte è
futurista. Eseguire, sbrigarsi, essere veloci anche da fermi”.
Un tentativo
di aggancio tardivo. Quella notte “acqua” non è rientrato a casa. Di lui
restano i suoi poetici interventi “digitali” nei forum legati a quel corso di
laurea che lo appassionava, la sua idea di “pubblicare i pensieri, le parole
che ci portiamo dentro”, così cifrando forse lo specifico della scrittura nel
web così compromessa con l’oralità, una scrittura che è un parlare.
C’è un altro
caso che mi tocca di persona e che mi spinge a qualche riflessione: “Condor33”
un signore di 70 anni che abitava da solo circondato da tre televisori e da una
stazione multimediale con web cam sempre accesa. Quando lo abbiamo ritrovato
morto (la data era facilmente deducibile – con più precisione della scientifica
- dall’ultimo ICQ, un software che ti informa in
qualsiasi momento su chi si trova online permettendoti di contattarlo) ho chiesto
al poliziotto di poter inviare un messaggio al suo amico forse ancora in linea:
sono un vicino di casa di V.(Condor 33), non so come dirglielo ma V. non c’è
più. Ho scoperto in seguito che il suo amico in ascolto, il suo migliore amico,
era di Milano e che non aveva mai conosciuto di persona il suo “corrispondente”
cosentino. Non potrei dire “de visu” giacché si scambiavano foto e avevano
appuntamenti quotidiani in videoconferenza. Testi elettronici, foto digitali,
che fine farà il suo sito, il suo blog?
Agli umani,
che evidentemente proprio macchine non sono (si veda in tal senso Giorgio Israel, Il Giardino dei Noci. Incubi postmoderni e tirannia della tecnoscienza, Napoli, CUEN, 1998), si richiede di fare
i conti con il o la (a questo punto non saprei) digitale
purpurea: “una spiga di fiori, anzi di dita / spruzzolate di sangue, dita umane”.
Il web cambia
il senso della morte nella nostra epoca. E non perché sia in diretta. Ciò che
punge è la sua precisione nella documentabilità. Dalle nostre parti questo dato
convive con l’indifferenza e con l’isolamento di epoca arcaica. E’ ancora
recente il rinvenimento, in un paese a 10 chilometri da Cosenza, di un vecchio
a tre o forse quattro giorni dalla morte.
Massimo, agosto 2004
in "Tempi digitali", inedito, un assaggio qui appresso
https://onebookshow.blogspot.com/2019/08/tempi-digitali.html
in "Tempi digitali", inedito, un assaggio qui appresso
https://onebookshow.blogspot.com/2019/08/tempi-digitali.html
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