La colla debole di Di Maio

Minimal e sostenibile: la caccia all’imballaggio perfetto è cominciata


Di Maio riciclabile e riposizionabile

di Massimo Celani




Certo contano i temi, i contenuti, gli argomenti. E' nobile tutto ciò: alle persone, agli interpreti, alle poltrone poi ci si pensa. Ma quando un leader è di plastica (anche riciclabile) come fanno quelle idee a camminare, con quali gambe? Non vi risulti peregrina tale questione. Come mai ad un tratto abbiamo rinunciato alla nostra agenda, fatta "storicamente" di eco-sostenibilità, clima, energie alternative, ottimizzazione e risparmi energetici (compresi quelli sul numero dei parlamentari) per far da spalla alle paranoie di Salvini, su dati truccati e artatamente gonfiati sull'emigrazione, i rifugiati, i Rom, etc.? Quando abbiamo cominciato a credere alle dicerie, ai pettegolezzi, alle bufale sulle ONG o su Mimmo Lucano e altri centinaia di casi, compreso quello di Bibbiena, che è orribile ma che onestamente non può essere riconducibile alla responsabilità di un partito (tant'è che trattandosi di responsabilità penali non a caso se ne occupa la magistratura e c'è pure una querela contro Di Maio). Noi (vorrei chiarire: non è un plurale majestatis ma si riferisce agli ex cinquestelle-malpancisti-di-sinistra come me), grazie al nostro capo-semplificatore, diciamo "partito di Bibbiena" e cosa stiamo evocando? Tutto e niente. Dalla qualità dei servizi socio-assistenziali (e parliamo di quelli emiliani, figurarsi quelli di chi come me è in Calabria), il controllo sul dispositivo che determina gli affidi, i fantasmi di violenza ("si picchia un bambino" è uno dei casi più noti) della scena sessuale, traumatici sia che siano solo suggeriti o accaduti realmente (insomma una questioncella che attraversa tutta l'elaborazione freudiana). Stiamo evocando anche molte altre questioni: formazione e training, accreditamento di istituti, cliniche, lo strapotere di certi avvocati, etc., della fabbrica del "luminare", vale a dire di come si arriva a confidare a occhi chiusi in una persona di scarsissima preparazione o in protocolli terapeutici senza né capo né coda (figuriamoci il rigore scientifico!: non a caso Di Maio parlò di elettrochoc per riferirsi a una macchinetta che forse gli somigliava). Dalle mie parti si usa dire che "'u pesce puzza d'a capu" e dunque anche questo blog è un trionfo di confusione e di semplificazioni. L'approccio è identico: sia nel caso dei "taxi del mare", che nel "partito di Bibbiena", in "Radio Soros" (vale a dire Radio Radicale, la bufala preferita negli ambienti di ultradestra). 
"Se solo si posasse - dice la mia amica Anna Salvo - sul Blog delle Stelle, uno straccio di pensiero, fuggirebbe inorridito".




Eppure il Movimento non era così. Gli stimoli erano tanti e la chimica non era questa, così eterodiretta, alla mercé della superficialità di un Di Maio, degli snobismi di un Di Battista ("L'accoglienza oggi non è un valore. Il dibattito sulle Ong mi annoia e annoierà presto gli italiani"), dei trasformismi di un Paragone. Per non dire di tutti i troll e transfughi leghisti e di Casa Pound. 
Dico "chimica" per riferirmi alla forza dei legami deboli. Quella sintetizzata dallo slogan apparentemente equidistante "né destra, né sinistra". Di solito seguito dall'inno narciso alla post-politica, all'uomo nuovo, post-ideologico. Etsiquaatsi, direbbe il grande capo indiano: così facendo ci siamo guadagnati un posizionamento post-puberale oltre che terribilmente reazionario (basterebbe leggere come ha inquadrato la questione Massimo Recalcati). Una copia di Salvini (vale a dire di una persona assolutamente patologica, affondiamole, affondiamole (sembra la Meloni), confischiamo, confischiamo, multiamo (100.000 euro? troppo pochi, meglio un milione). Il tutto indirizzato non a scafisti e trafficanti senza scrupoli ma a gente che di professione salva la vita in mare. 
Ecco che la canzoncina "né destra, né sinistra", privata da quel contrappeso grillino dell'idea di "argine" (argine contro Albadorata, la destra estrema, il razzismo, lo squadrismo) ha finito col situarci in una copia nevrotica del salvinismo. Così facendo, continuando a non prendere atto di come un Di Maio senza personalità, il nostro piccolo Salvini, un Di Maio 3M (ricorderete i post-it gialli, quelli "riposizionabili") a cui non passa per la testa di dimettersi nonostante i 6 milioni di voti persi e l'inevitabile bye-bye dei volontari, dei cattolici di strada, di Gino Strada (uno dei principali candidati alle Quirinarie), della bonanima di Don Andrea Gallo (amico fraterno di De André e di Beppe), dei comboniani di Padre Zanotelli, dell'acqua pubblica e di Stefano Rodotà... mah! in bocca al lupo. 

PS, per un attimo ho pensato che questo governo fosse un'occasione d'oro per varare un fortissimo dispositivo pedagogico, utile a tutte e due le formazioni politiche. Mi erano venuti in mente le personalità "condivise" dalle quirinarie: Gabanelli, Settis, Zagrebelski, Di Matteo, Cantone, Bersani. Non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di Rousseau.

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